Orbene, la mia vita non sono fatti; la mia vita è un pensiero.
Qual è duque questo pensiero che ora mi induce, all'età in cui tutti sorridono, sono felici, in cui si sposa, si ama, all'età in cui tanti altri si inebriano di tutti gli amori e di tutte le glorie, quando tane luci brilano e i bicchieri sono colmi nel banchetto, a trovarmi solo e nudo, freddo a ogni ispirazione, a ogni poesia, sentendomi morire eppur ridendo crudelmente della mia lenta agonia, come quell'epicureo che si fece svenare, si immerse in un bagno profumato e morì ridendo, come un uomo che esce ubriaco da un'orgia che l'ha spossato?
Oh! come è stato lungo questo pensiero! Come un'idra mi ha divorato con tute le sue bocche. Pensiero di lutto e di amarezza, pensiero da buffone che piange, pensiero da filosofo che medita. [...]
L'uomo, granello di sabbia gettato nell'infinito da una mano sconosciuta, povero insetto dalle gracili zampe che, sull'orlo dell'abisso vuole abbarbicarsi a ogni ramo, che mira alla virtù, all'amore, all'egoismo, all'ambizione, che cerca in tutto questo una facoltà per meglio sostenersi, che si aggrappa a Dio, ma finisce sempre per perdere le forze, mollare la presa e cadere...[...]