sabato, giugno 18, 2005

Come stanno le cose in paradiso

[...] Nell'anno di nostro Signore Gesù Cristo 1787, due Santi, S. Pietro e S. Giuseppe, vennero a contesa fra loro. Fu colpa di S. Alfonso Maria dei Liguori, il quale, essendo stato avvocato sulla terra, ed essendosi assicurato proprio in quell'anno un posto nel cielo, non si preoccupò di frenare l'istinto e gli stimoli avvocateschi costretti, in vita, in fondo alla sua anima; e volle provocare una lite. E ciò non per interessi personali, ma per bizzarria di fare una causa.

Egli aveva detto nell'orecchio spirituale di S. Giuseppe:

- Stranissima cosa, qui, nel Regno della Giustizia! E' custode della beatissima porta colui che fu soltanto un apostolo, e non ti che fosti il padre di cristo!

S. Giuseppe fece un balzo come colui che è percosso da una rivelazione, e poi rispose:

- Tu hai detto una cosa veramente saggia, essendo tu veramente dotto.

-Dico che i diritti sono diritti, e sono, non meno dei doveri, figli della Giustizia. O Pietro ti ceda bonariamente le Somme Chiavi, o ne faremo una causa innanzi al Giudice, unica ed inappellabile.

- Bene! - esclamò S. Giuseppe - Tu hai detta cosa anche più saggia perchè sei anche più dotto! - E volò difilato a S. Pietro, e gli fece senz'altro:

- Senti, Pietro, tu detieni codeste Chiavi da quasi diciotto secoli, ed esse spettavano a me fin dai primordi dell'impiego. Ond'è cosa giusta che tu me le renda senza indugio e rammarico.

- E perchè ti spettavano?

- Essendo io il padre di Cristo, ed avendo perciò più meriti di te, che fosti un semplice apostolo.

- Semplice apostolo?! Io sono la pietra sulla qual fu eretta faticosamente la Chiesa! E ognuno sa che non ci vuole gran fatica a fare il padre putativo...

- E la fuga in Egitto?

- Tu con la fuga nascondesti Cristo all'ira di Erode, e facesti bene, ma io con la predicazione lo rivelai agli uomini, feci meglio.

- Io raccolsi il Redentore neonato, e lo difesi dal gelo...

- Tutto ciò in una stalla, mentre io lo trasferii nella capitale del mondo.

- Pietro, alla corte, io ho maggiori meriti!

- Giuseppe, alle brevi, qui mi ha messo il Caporale!

A questo punto si udì picchiare alla porta, e S. Pietro corse per il suo compito. Era uno sciame di anime elette.

S. Alfonso, profittando del trionfo di quell'entrata,s'avvicinò alle spalle di S. Giuseppe e, datagli una strappatina al barracano, gli fiatò di consigliare di chiamare l'altro in causa ed invitarlo a nominare il proprio difensore. Il che di lì a poco fu cosa fatta.

Ed ecco S. Pietro ad intraprendere la ricerca d'un altro avvocato.

- Pio desiderio! - mormorarono, ammiccandosi, S. Pio e S. Desiderio.

E così cominciò l'affanno del sommo Portinaio, e cominciarono gli imbarazzi e le complicazioni.

Egli interrogò prima una frotta di santarelli che lì attorno giocavano a rimpiattino: S. Agatino, S. Firmino, S. Lino, S. Cirillo e simili sante minuzie. Ma quelli gli sbarrarono in faccia gli occhietti come tante dieresi, poi gli fecero una risata furba, e continuarono a rincorrersi. Interrogò anche alcuni pezzi grossi come S. Antalone e S. Pantalone. Si rivolse ad un pezzo più grosso, S. Mano, al maggiore di tutti, S. Massimo , e tutti gli risposero con una smorfia come a chi cerchi il diavolo nel Paradiso.

Ma egli non si perdè d’animo; e mandò in giro S. Girolamo, mise in marcia S. Marcello, fece muovere finanche S. Fermo e l’uricemico S. Gottardo: e tutto si risolse in una cànova di fiaschi.

- Viva la fiaschetteria! – gridò S. Gaudenzio, traendo nel facile equivoco alcuni compagnoni. Ed ecco infatti accorrere S. Provino per provare, S. Liborio per libare, S. Quintino per un medesimo, S. Aniceto per l’anice, S. Asprenio per l’asprinio e Noè per un’altra sbornia.

E mentre si gridava l’evviva alla frasca, ti piomba lì S. Dazio ad elevare verbale di contravvenzione.

Buono per S. Alfonso, il quale si fregò allegramente le mani nella prospettiva di un’altra causetta di sua particolare competenza, essendo egli specializzato nel regime… dei Liguori.

Intanto S. Pietro ottenne la guida di S. Guido, e fecero insieme una puntata su S. Francesco d’Assisi, il quale alla stessa domanda rispose:

- Io dissi “frate sole” e “sorella luna”; dissi “frate corvo” e finanche “frate lupo”; ma “frate avvocato”… giammai! – E voltò le spalle.

Si rivolsero a S. Carlo:

- Aborro! – Protestò il Borromeo, agitando le mani, come quando si scacciano le zanzare e le cattive idee.

S. Alfonso, sempre attento e vigile, intervenne per interesse personale:

- Ma perché mai qui, nel Regno dell’Amore, tanta avversità per gli avvocati?

- Perché vestono la menzogna con i panni della verità! – spiegò Papa Sarto.

- E’ vero ch’è certo ed è certo ch’è vero! – sfringuellò S. Veronica.

- Ma, di fronte alla verità – riprese S. Alfonso – non solo Tommaso la negò addirittura e poi non presto fede che al suo dito, ma lo stesso Pietro la negò tre volte!

- E gli avvocati la negano, per professione, tre volte per volta: in tribunale, in appello e in cassazione! – marcò S. Marco, in difesa dei suoi colleghi apostoli.

Gli avvocati – ribattè S. Alfonso – sono gli interpreti della legge, i difensori del diritto, i sostenitori della giustizia!

S. Satiro, per tutta risposta satireggiò:

L’avvocato, ad ogni costo,

della legge è il girarrosto;

e col tanto rigirarla,

quando serve e quando parla,

la riduce molto spesso

a un arrosto per se stesso!

Si udì echeggiare l’iralità di S. Ilario e la risata omerica di S. Ilarione.

S. Alfonso, eccitato per ripicco, rimbeccò:

- Quanti di voi, quassù, non siete insigniti del titolo di patroni ed avvocati con intere cittadinanze per clientela? Del resto anche la Madonna si compiace della invocazione degli uomini “avvocata nostra”!...

- Sofismi e melensaggini! – commentò il competente S. Melenzio.

- Roba da matti! – aggiunsero gli esperti S. Matteo e S. Mattia.

- E non per nulla, sulla terra, - proseguì S. Alfonso – l’ordine degli avvocati e le cancellerie ecclesiastiche amano fondersi e confondersi in una denominazione comune: CURIE!!...

Comunque nel merito la questione è ben altra: Se la giustizia, secondo la definizione dei filosofi e dei Santi, è rendere a ciascuno il suo, a chi spettano le Somme Chiavi, a S. Pietro, padre della Chiesa, o a S. Giuseppe, padre di Cristo?

Il quesito era lanciato.

- Spettano a Pietro! – gridò S. Cosimo.

- Spettano a Giuseppe! – oppose S. Damiano.

Conflitto fra i Santi Cosimo e Damiano.

- Ma Pietro è la “pietra sulla quale…” – affermò S. Maurizio.

- E se ne vada giù nelle fondamenta! – rimbeccò S. Lazzaro.

Conflitto fra S. Maurizio e S. Lazzaro.

- Spettano a Giuseppe che è falegname e che se ne intende di porte! – osservò Luca.

- E gli si aggiudichi tutt’al più l’appalto della manutenzione! – contropopose S. Matteo.

Conflitto fra i Santi Luca e Matteo.

Da un campanello di tre Santi partì una proposta concordata in formula tripartita:

- “Pro bono pacis..” cominciò S. Pacifico

- e generosamente… - intercalò s. Generoso.

- … Pietro doni le chiavi a Giuseppe! – concluse S. Donato

Ma una voce robusta si udì:

- Proposta ingenua! La proposta risolutiva è questa: Giuseppe rubi le chiavi a Pietro …. E cosa fatta capo ha!

Era la voce del buon Ladrone

S. Espedito era invece per l’espediente: - A Pietro la custodia, a Giuseppe la manutenzione!

- A ciascuno un onore e un beneficio! – precisarono S. Onorato e S. Bonifacio, volgendosi in giro per le adesioni, e raccogliendo solo il languido “magari” di S. Macario. – Quassù non si ammettono espedienti e transazioni, perché con esse ci si rimette sempre un po’ di giustizia e un po’ di coscienza. Di rigore, a responsabilità di questa inaudita agitazione generale risale a colui che fece entrare un avvocato nel Paradiso. Sia dunque destituito Pietro e sostituito per cattiva custodia.

- Ben detto! – esclamò S. Benedetto

- Giustissimo! – ribadì S. Giusto.

A questo insorsero i Cinque Santi in difesa di S. Pietro, i Santi Quaranta in favore di S. Giuseppe; e così via via, le dispute individuali diventarono controversie di gruppi; i gruppi e le divergenze si moltiplicarono col pullulare delle opinioni; ed innanzi allo spettacolo della celestiale concordia che si dissolveva in vapore, il Primo Novembre brontolava:

- E che avverrà durante l’assemblea generale della mia giornata?!

- Sarà una babilonia! – gemè S. Babila.

Gli spiriti intanto si riscaldavano sempre più nella disputa, quando la gran voce di S. Spiridione superò il badanai:

- Attenzione, o Spiriti! – urlò – lo Spirito riscaldato non esita a scoppiare in fiamma” Qui si rischia di diventare tante torce al vento! Volete gli incendi? Volete il baratro del fuoco? Volete proprio qui una succursale dell’Inferno?

A tale allarme e a tale monito tutti tacquero. S. Modesto abbassò gli occhi. San Mansueto e San agnello si misero a tremare. S. Filippo Neri e S. Brunone fecero la faccia bianca!

- Torna finalmente la tranquillità! - sospirò S. Tranquillino.

- E’ tregua, perché il cielo non è ancora sereno. – osservò Santa Fosca.

- Esatto, finchè c’è di mezzo un avvocato noi avremo sempre il fuoco di sotto! – avvertirono le Ceneri.

La situazione dunque permaneva grave e pericolosa: fuoco sotto le ceneri tra essenza infiammabili!

Messi di fronte a questa terribile responsabilità, S. Pietro ne impietrì e si dileguò “come per acqua cupa cosa grave”; è S. Giuseppe se la squagli “siccome pesciolino andando a fondo”, lasciando dietro di sé una scia di considerazioni come questa: E’ vero che il campanile non migliora con le cornacchie; e non è vero che sia proprio una fortuna trovare un santo per avvocato…

La questione delle chiavi parve ormai liquidata per la resipiscenza delle parti: S. Giuseppe rinunziò alla sua aspirazione e S. Pietro alla sua ricerca.

Ma le Ceneri avevano detto qualcosa! E l’avvocato non aveva rinunziato alla causa! Egli rincorse S. Giuseppe e gli disse, con accento di meraviglia e di rimprovero:

- Tu osi rinunziare all’onore eterno? Solo sulal terra è vierù la rinunzia degli onori, perché “gli umili saranno esaltati”. Ma qui, nel regno di tutte le esaltazioni, sono queste che fanno la gloria di Dio. E già le anime sussurrano: Non fu Celestino, ma il Falegname di Betlemme “che fece per viltade il gran rifiuto!”

Così disse, ed aspettò l’effetto.

E l’effetto fu lo sgomento di S. Giuseppe, la ci anima fece come un raggio di luna riflesso nel mare. Poi la riflessione gli pose in bilico delle idee opposte; S. Alfonso i diede un… trabocco, e la decisione non tardò. Egli infatti tornò da S. Peltro, il nuovo dialogo fu breve:

- Ebbene?

- Ebbene che cosa? Insisti ancora?

- Insisto per la gloria di Dio!

S. Pietro ripensando alle durate fatiche ed alle peripezie delle ricerche, impietrì di nuovo. E solo dalla bonomia di S. Omobono e della semplicità di S. Simplicio gli venne conforto e consiglio attraverso il canto di alcuni versetti di Iacopone da Todi:

Perseveranza, o anima,

si ritiene in man la palma…

E S. Pietro, messosi a braccetto con S. Costanzo, perseverò.

Fece suonare la tromba di S. Eustachio; ed ecco, accorrere una fosforescente schiera di Angeli e Cherubini e Serafini. L incaricò di percorrere l’Eterno Regno alla ricerca di un avocato, fino all’angolo più recondito, e facendo un giro anche nel purgatorio, se mai ve ne fosse qualcuno alla fine delle sue espiazioni.

E gli Angeli, i Cherubini e i Serafini, volarono anche fuori mano, fino all’angolo più recondito, e facendo un giro anche nel Purgatori, sempre suonando, sempre cercando , e sempre senza cavare n ragno dal buco… appunto perché lassù non ci sono né ragni né ragnatele, come dire né avvocati né uffici legali.

Frattanto S. Giuseppe divenne intollerante della lunga mora, e sempre gironzolando presso la Porta, non senza pregustare qualcosa, prese ad infilarla per poco che rimase aperta, come per fare quattro passi all’esterno. S. Pietro dapprima lasciò fare, ma quando l’uso divenne abuso ed egli temè che costituisse un cattivo precedente, volle troncar, e rivolse all’altro queste parole asciutte:

- Amico, ora basta, e scegli: o dentro o fuori!

All’improvviso aut-auto S. Giuseppe sconvolto guardò intorno…

- Il dilemma è cornuto! – gli fece S. Cornelio.

Ma il solerte avvocato era lì, acquattato dietro una nuvola, con le mani a imbuto intorno alla bocca, e tutto proteso verso il cliente, prese a infondergli, col “flatus vocis”, ardire e franchezza.

- Ebbene, scelgo e me ne vado! - rispose S. Giuseppe ringalluzzito.

S. Pietro facendo un sospirone, spalancò la porta. Ma l’altro:

- E che fretta è cotesta? C’è forse da guadagnare o da perdere tempo in questa sublime eternità, mentr’io faccio fagotto? Socchiudi e ascolta. Bada che con me verrà la Madonna, perché la moglie deve seguir eil marito. E con me verrà anche Gesù perché è mio figlio. Ed essendo la mia Sposa “Regina Angelorum”, sarà seguita dagli Angeli. E sarà seguita dai Patriarchi essendo “Regina Patriarcarum”; e Regina Prophetarum, Regina Apostolorum, Regina Confessorum, Regina Virginum … e verranno anche i Profeti, gli Apostoli, i Confessori, i Vergini e le Vergini; ed essendo “Regina Sanctorum omnium” tu vedrai sfilare davanti a te, o Pietro, tutti i Santi del Primo Novembre… ed ora spalanca pure, spalanca la Porta! …

S. Pietro, pappandosi tutta quella tirata, mutò cento color, come pervaso da una sconvolta forma di mimetismo; e non svenne perché lassù non c’è quest’uso. Poi, ripresosi alquanto, chiuse la porta a sette mandate e corse difilato e trafelato a più del Trono, a riferire come la litania della Vergine si trasformava in un bando di mobilitazione generale.

Alla notizia il Creatore si drizzò di scatto sulla schiena e, immersa la destra nella candida barba, si gratto il mento. Poi con l’altra mano rifece il gesto… Le armonie cessarono d’inanto nel vastissimo Regno, e le belle schiere degli Angeli danzanti ristettero, come le figure sullo schermo quando la macchina inceppa.

Furono pochi istanti, che sembrarono una sottospecie di eternità. E finalmente il Signore parlò:

- La prudenza, o Pietro, è elemento di ordine e di pace, e talvolta consiglia la buona tolleranza. Né c’è tolleranza più virtuosa di quella che basta ad evitare che il Paradiso si riduca ad un sempiterno tète-a-tète tra il padrone di casa e il Portinaio!

Le armonie, i canti e le danze ripresero il ritmo eterno…

E S. Pietro, con la testa china, le braccia penzolanti, e dinoccolato e barelloni, fece ritorno al suo posto, sorretto dalla illusione di migliore fortuna nei nuovi arrivi; onde non gli rimase che raddoppiare la vigilanza dell’entrata.

E vide anime di medici, di ingegneri, di letterati, di filosofi, di scienziati di tutte le scienze, di artisti di tutte le arti, di artigiani di tutti i mestieri, e miscredenti ricreduti, e lestofanti pentiti, di filibustieri confessati , e finanche di sacrestani e bacchettoni.. ma di avvocati nemmeno l’alito di un’anima!

Il tempo trascorreva,e S. Pietro aspettava” E se talvolta la speranza cedeva allo sconforto, e la noia gli faceva abbozzare qualche sbadiglio, ‘eco della voce di S. Omobono e di S. Simplicio glielo troncava a metà:

Perseveranza, o anima,

si tiene in man la palma…

E questa perseveranza intanto durava, il tempo volgeva, la palma rimaneva nel bosco, e gli altri Santi, a vedere il Camerata sempre lì con tanta fede, s’ammiccavano fra loro. Cento vole la Terra compì il suo intorno al sole, e nessuna volta avvenne che dal fluttuare dei due miliardi di uomini, qualcuno che fosse avvocato esalasse lo spirito nel bacio del Signore.

Finalmente S. Prudenzio, che se n’era stato fino allora prudentemente in riserbo, si avvicinò all’Apostolo per fargli un prudentissimo discorso. Questi i sommi capi:

- Dalla Redenzione al presente, durante il corso di venti secoli, un solo avvocato, chi sa come, è giusto nell’eterno Regno; e veramente è scritto che nelle epoche future non possa captarne qualche altro. Ma affronteresti tu, senza trepidare, l’alea di un giudizio nel quale i titoli delle parti, Padre della Chiesa e Padre di Cristo, siano equipollenti? Considera inoltre che se ora pira una turbolenta aura litigiosa soffiata da u avvocato solo, che sarebbe del Regno della Pace quando gli avvocati diventassero due? … La virtù cardinale della prudenza, dunque – concluse S. Prudenzio - esige che tu raddpi la vigilanza, ma non più col desiderio di un altro avvocato, bensì col fermo proposito e col fiero impegno di respingerlo, per il suo bene e per il bene del paradiso coi suoi Angeli e coi suoi Santi… e così sia!

S. Pietro, ch’era passato dall’ostinazione all’incertezza, e dal convincimento alla risoluzione, battè palma con palma ripetendo energicamente:

- E così sia” – E senza por tempo in mezzo passò all’azione.

Egli si recò in volo da S. Michele Arcangelo, che in quel momento affilava la spada nelle nuvole; e subito gli chiese:

- Hai qualche spada disponibile? Una me ne occorre e una te ne chiedo.

- Certo che ce n’è, ma son fatte per usarle solo contro il Drago, per la “vendetta del superbo stupro”.

- E non hanno potere contro l’accesso, benché improbabile, di qualche altro avvocato? – insistè S. Pietro.

E l’altro:- Sì, in tal caso ne hanno, data l’affinità dell’oggetto. Prendi la spada!

E da allora S. Pietro monta la guardia armata alla Porta del Paradiso. E riceve con buona vena anime pure e anime purgate, di uomini e di donne, di vecchi e di giovani; anime di medici e di farmacisti, di ingegneri e di architetti, di artisti e di artigiani, di datori di lavoro e di prestatori d’opera, di giornalisti e di giornalai, di notai e notabili, d’illustri e di lustrini, di beccai e di becchini…, e chi più ne ha più ne metta, di anime belle, di anime buone, di anime giuste. Ma guai a quell’anima di avvocato che, per avere gabbato il sacerdote in “articolo mortis”, tentasse sgaiattolare nella Santa Porta, giacchè è certo come cosa fatta che verrebbe respinta e precipitata dopo averne prese tante e tante, più di quante ne piglia il lardo sul tagliere!!

Questa è insomma la condizione degli avvocati di fronte alla vita eterna; e così stanno le cose in Paradiso!

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